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I met Michael in a Boston subway station. I told him I liked his sign. “What matters is wh

UN/SEEN
Gli Artisti

UN/SEEN riunisce un gruppo selezionato di artisti emergenti e affermati: pittori, fotografi, filmmaker, designer, danzatori, performer e creatori di moda… ognuno con la propria storia personale, identità e prospettiva.

Ciò che li unisce non è un’etichetta stilistica, ma il coraggio di tradurre l’esperienza vissuta in linguaggio artistico.

Ogni artista partecipante affronta aspetti di identità, visibilità, disuguaglianza, percezione e le forze che plasmano chi diventiamo.

Uno spazio in cui le diverse discipline non sono separate, ma connesse. Dove un pittore si affianca a un filmmaker, dove la moda diventa narrazione, la musica ricerca e la danza comunicazione.

Insieme, gli artisti di UN/SEEN creano un paesaggio collettivo che invita i visitatori non solo a guardare, ma a connettersi, a sentire e a riflettere.

  • 18 artisti di arte murale

  • 2 artisti di installazioni

  • 2 gruppi di danza

  • 3 cantanti

  • 3 filmmaker (in collaborazione con 2 artisti)

Non rappresentano una singola visione.
Rappresentano la diversità.
Rappresentano la complessità.
Rappresentano i molti modi di essere umani.

Ibrahim Taygun

Ibrahim Taygun

Ho 22 anni e sono un’artista levantina di un piccolo paese di mare sulla costa settentrionale di Cipro, appena sotto la penisola di Karpasia. Mentre molti conoscono l’isola come meta turistica, per me è un luogo di storia, cultura e contraddizioni… una fonte costante di ispirazione per il mio lavoro.

Ho sempre avuto un istinto creativo. All’età di otto anni scrivevo poesie sulla vita, sulla morte e sull’esistenza, stupendo la mia famiglia per la loro profondità. Col tempo, ho represso quella parte di me, riconnettendomi ad essa solo circa un anno fa. Il mio primo lavoro è nato dal bisogno di esternalizzare emozioni che avevo a lungo trattenuto dentro di me: una tela dai colori intensi, quasi macchiati di sangue, segnata dalla frase: “sguardi silenziosi che urlano odio”. È stato allo stesso tempo un rilascio personale e un commento sociale.

Da allora, il mio lavoro è evoluto. Nell’estate del 2024, tornando nella mia casa d’infanzia, ho creato opere che fondono texture, colore e testi poetici per affrontare realtà politiche e sociali. Tornata in Francia, la mia pratica si è spostata verso forme più astratte e prive di testo… opere radicate nell’emozione e nell’intuizione, guidate dal colore e dal movimento più che dalle parole.

Sebbene esiti a definirmi interdisciplinare, il mio lavoro crea un ponte tra pittura e poesia, tra personale e politico, tra interno ed esterno. Al suo nucleo, è un tentativo di elaborare e comunicare le trame della vita che ho vissuto, su un’isola, tra lingue diverse e in stati d’essere in continuo mutamento.

Roter Hintergrund mit weißem Text: Stille Blicke, die vor HASS schreien.
Der junge Mann Ibrahim in einem weißen Hemd, professionelles Porträtfoto vor weißem Hintergrund.

Ruben Tönnis

Mi chiedo spesso perché tanti di noi vivano contro se stessi, pur sapendo di avere una sola vita. Perché scambiamo la libertà con il comfort, seguiamo routine e algoritmi, e perdiamo completamente il momento presente? Il mio lavoro nasce da questo paradosso: la vita è finita, eppure la dimentichiamo così facilmente.

Nei miei dipinti ritraggo persone della mia vita o figure generate dall’IA, catturando momenti di assenza interiore: seduti a un bar, fissando schermi, circondati da stimoli ma scollegati dalle proprie emozioni. Esploro il torpore silenzioso di una società intossicata dal digitale, dove vicinanza, silenzio e profondità stanno lentamente scomparendo.

Un’altra domanda guida il mio processo: cosa accade quando ci innamoriamo dell’artificiale? Quando le macchine offrono un riflesso di intimità, più prevedibile, più controllato di un altro essere umano, la paura non è solo che l’IA possa sostituire la connessione, ma che potremmo desiderare quella sostituzione.

Per me, la pittura diventa un modo per attraversare tutto questo con una fragile bellezza. Colori, volti, motivi, fiori… frammenti che insistono su qualcosa di reale. Il fiore ritorna come simbolo della natura fragile e temporanea dell’essere vivi. Dipingo per ricordare a me stessa e agli altri… che sotto il rumore… i sistemi e l’intossicazione digitale, c’è ancora un battito umano, delicato. C’è ancora qualcosa di reale da sentire.

Schwarz-Weiß-Porträt eines Mannes, der an einer weißen Wand lehnt.
Frau in formeller Kleidung im Zug, mit kariertem Ball und Menschenmenge im Hintergrund

Marli

Marlen Guastella

Mi chiamo Marli, sono un’artista emergente di R&B di Colonia, e unisco R&B, Soul e Pop per creare un sound moderno, emotivo e profondamente personale. La mia musica è il mio modo di esplorare l’identità, la salute mentale e cosa significhi essere donna oggi. Scrivo di sfide personali, empowerment, amore e abuso di potere, traducendo le mie esperienze in canzoni che sono allo stesso tempo intime e universali.

Ho debuttato nel 2023 con Surrender, seguito da Eyes On Me (2024), in cui ho cantato per la prima volta in bilingue, collegando le mie radici italiane alla mia storia. Nel 2025, il mio EP di debutto reflections : projections ha offerto uno sguardo più profondo nel mio mondo, affrontando vulnerabilità, scoperta di sé e resilienza. Più tardi nello stesso anno, Siren Sighs mi ha vista sperimentare con Afrobeats e Afropop, continuando a espandere la mia identità musicale.

Per me, la musica è multidimensionale: è suono, testi e immagini combinati per esprimere la mia verità. Influenzata da artisti come RAYE, Jorja Smith, Sabrina Claudio, Naika, Mahmood e Joan Thiele, miro a creare lavori che risuonino emotivamente, stimolino la riflessione e celebrino l’essere me stessa senza scuse.

Elegante silberne Schrift Marli, ein stilisiertes Logo mit reflektierendem Design.
Frau in weißem Tanktop posiert vor einer weißen Backsteinmauer

Nikolett Lidia Lakatos

Nikolett Lidia Lakatos

La mia arte è profondamente radicata nelle mie esperienze personali, negli incontri culturali e nelle osservazioni della società. Riflette le storie, le emozioni e le impressioni che raccolgo durante i miei viaggi, nella vita quotidiana e attraverso le interazioni con le persone. Spesso, un’opera inizia in modo spontaneo, ispirata da un momento di intuizione o da un’esperienza che mi muove o mi forma. Un’immagine si forma nella mia mente, inizialmente vaga, ma il suo significato emotivo è immediatamente presente. Col tempo, l’idea si sviluppa fino a trovare finalmente espressione sulla tela.

Attraverso il mio lavoro, catturo momenti ed esperienze della mia vita affrontando al contempo temi culturali, sociali e politici. In questo processo esploro la tensione tra tradizione e modernità, identità e cambiamento.

In passato dipingevo con acrilici, ma oggi lavoro esclusivamente con oli. L’olio mi permette di creare colori vibranti, texture ricche e profondità. Sperimentando con strati e intensità cromatiche, miro a ottenere una profondità emotiva e visiva che catturi lo spettatore, rendendo autenticamente tangibile l’intensità delle emozioni e dei significati.

Frau im Niqab hält eine Coca-Cola-Dose neben einer Prinzessin mit Teekanne.
Frau mit Sonnenbrille auf dem Kopf, das Gesicht auf den Händen ruhend, lächelt in die Kamera.

Daniel Wild

Daniel Wild

Lavoro tra serietà e ironia, mescolando surrealismo con pop art e realismo, in modo audace, diretto e sempre con un pizzico di sarcasmo. La mia arte si ispira a testi di canzoni, proverbi ed esperienze della mia vita personale. Amo giocare con i contrasti, trasformando temi oscuri in energia vibrante e trovando positività anche nelle esperienze difficili o negative.

Attraverso il mio lavoro esploro identità, società ed emozione, mettendo spesso in luce le assurdità della vita. Il mio obiettivo è creare opere che stimolino la riflessione pur rimanendo giocose, incoraggiando gli spettatori a pensare ma anche a sorridere. Il mio stile mi permette di unire il fantastico al familiare, creando mondi che sono allo stesso tempo onirici e riconoscibili.

Lavoro principalmente con gli oli, apprezzando la profondità, la texture e la versatilità che offrono. Ogni opera è uno spazio di sperimentazione, dove elementi surreali si scontrano con forme riconoscibili e la vita quotidiana viene rielaborata attraverso l’immaginazione. La mia arte parla di narrazione, risonanza emotiva e dell’equilibrio tra luce e oscurità, serietà e umorismo, realtà e assurdità.

In ultima analisi, voglio che il mio lavoro crei connessione con le persone, inviti a trovare interpretazioni personali e ricordi che, anche nei momenti strani o difficili, ci sia energia, colore e la possibilità di imparare.

Karikatur einer Person in einem Boot mit Meerestieren bei Sonnenuntergang, Wasserszene.
Ein Mann posiert für ein Foto, er trägt einen Mantel und schaut nach vorne.

Philemon Rumpe

Philemon Rumpe

Come percepiamo il mondo? Ogni giorno ci muoviamo nella vita con un senso di scopo e comprensione, ma quali stimoli assorbiamo realmente e come li elaboriamo?

Vedo la mia pratica artistica come un modo per raccontare le mie esperienze. Cerco di tradurre le mie percezioni, emozioni e pensieri in forme, colori e figure. Questo processo mi aiuta a ottenere prospettiva, distanza e comprensione di ciò che ho vissuto. L’urgenza di creare torna sempre, e il mio compito è osservare me stesso e prendere penna, pennello o macchina fotografica al momento giusto.

Durante l’atto creativo, unisco preparazione mentale e pratica manuale. Do all’incomprensibile una forma, un colore o delle parole. In questo modo, il mio lavoro diventa sia un’esplorazione personale sia una riflessione per gli altri, catturando le sensazioni fugaci e complesse della vita.

Lavoro attraverso diversi media… pittura, disegno, fotografia, video, grafica, scultura, modellazione 3D in Blender e testo… permettendomi di sperimentare diversi modi di esprimere ciò che non può essere detto direttamente. Credo, come scrive Philemon Rumpe, che “attraverso la vulnerabilità cresceremo”, e la mia arte è il mio modo di abbracciare quella crescita, traducendo la vita interiore in forme che parlano all’esperienza umana.

Zwei Silhouetten laufen auf einem Feld auf die strahlende Sonne zu.
Ein Graustufenporträt eines Mannes, der Ohrringe und eine Kette trägt.

Felicia Beck

Felicia Beck

Per me, l’unità è la nascita di un bambino, l’unione delle mani, la fusione delle menti… è la forza che porta gli individui a diventare più grandi di se stessi, plasmando idee, credenze e sistemi.

Nel mio lavoro, sperimento con i materiali per esplorare come il processo influenzi il significato. Con gli oli, provo diversi medium… olio di lino per fluidità e lucentezza, che permette sfumature morbide, e liquin per accelerare l’asciugatura, ottenendo una finitura satinata che mi dà un miglior controllo sugli strati. Stratificando applicazioni sottili non solo influisce sulla texture, ma aumenta anche la profondità tonale, creando un’esperienza visiva più sfumata.

David Bowie disse una volta: “Penso che agli artisti piaccia spiegare il processo del loro lavoro molto più del motivo che c’è dietro. Conosco molti artisti che danno un titolo alla loro opera solo quando è terminata, e questo dice molto.” Questo risuona profondamente in me. Spesso inizio senza un concetto fisso, lasciando che il materiale e il processo mi guidino. A volte l’idea originale non prende forma e la abbandono, permettendo che l’atto stesso di giocare con il medium diventi il centro dell’attenzione.

Attraverso questo approccio, processo e materiale si influenzano a vicenda, e l’opera emerge in modo organico. È in questa tensione tra intenzione e esplorazione, controllo e spontaneità, che scopro nuove texture, forme e profondità… trovando unità nell’atto stesso della creazione.

Figurative art painting with several nude figures on a patterned carpet.
Young female artist with blonde hair, holding a paintbrush and palette.

Nora Jasna

Nora Jasna

Sono un’artista interdisciplinare e fotografa con base a Basilea. Il mio lavoro si concentra in particolare su questioni legate al corpo, all’esperienza umana e al nostro rapporto con la natura. Amo lavorare con alberi, colori e forme naturali, esplorando come interagiscono con le persone e lo spazio.

Ho studiato Cultural Studies e Aesthetic Practice a Hildesheim, in Germania, un percorso che ha plasmato il mio approccio nel combinare osservazione, ricerca sul campo e prospettive interdisciplinari. Molti dei miei progetti si basano su quadri teorici, integrando al contempo documentazioni artistiche di viaggi, narrazioni personali e materiale biografico.

Nella mia tesi finale ho esplorato le prospettive di pubblici ciechi e ipovedenti nelle arti performative, cercando di comprendere come percezione, incarnazione e interpretazione cambino quando la vista non è il senso principale. Questo lavoro riflette il mio interesse costante per punti di vista diversi, l’interazione tra corpo e ambiente e il modo in cui l’arte può rivelare esperienze invisibili o trascurate.

Attraverso la mia pratica, mi propongo di creare opere che uniscano ricerca, riflessione personale e sperimentazione creativa… connettendo presenza umana, elementi naturali e percezione sensoriale in modi che invitino all’interazione, alla curiosità e all’empatia.

Man looks up at burning forest, smoke, and devastation in the background
Smiling woman with long hair poses for portrait photo, in black and white

Benjamin Richli

Benjamin Richli

Sono un’artista visiva e insegnante di scuola secondaria, specializzata in arti visive e arti manuali. La mia pratica artistica si concentra sulla rappresentazione figurativa di persone e animali, esplorando sia la loro presenza fisica sia le connessioni emotive che suscitano. Lavoro con diverse tecniche pittoriche su molteplici superfici, sperimentando costantemente come materiale e metodo influenzino il risultato finale.

Un aspetto centrale della mia pratica è l’esplorazione di superfici non convenzionali, in particolare materiali che altrimenti verrebbero scartati. In diverse serie realizzo collage e opere miste che riflettono sulla nostra società usa e getta, invitando gli spettatori a riconsiderare il valore di ciò che spesso trascuriamo. Attraverso queste opere, mi propongo di confrontarmi con questioni sociali e ambientali contemporanee, esaminando la complessa relazione tra esseri umani e natura.

Combinando tecnica, materiale e concetto, cerco di creare opere che risuonino visivamente e intellettualmente. Il mio obiettivo non è solo rappresentare figure, ma anche stimolare la riflessione sui sistemi in cui viviamo, sugli oggetti che consumiamo e sulle connessioni che condividiamo con il mondo naturale. Attraverso questo approccio, spero di evidenziare sia la bellezza sia la fragilità della vita, invitando a una consapevolezza più profonda del nostro impatto sul mondo che ci circonda.

A person wearing a visor, with a orange shirt and blonde hair.
Man wearing glasses smiles, suspenders visible, against white background. Portrait shot.

William Tapero

William

Sono un’artista visiva e insegnante di scuola secondaria, specializzata in arti visive e arti manuali. La mia pratica artistica si concentra sulla rappresentazione figurativa di persone e animali, esplorando sia la loro presenza fisica sia le connessioni emotive che suscitano. Lavoro con diverse tecniche pittoriche su molteplici superfici, sperimentando costantemente come materiali e metodi influenzino il risultato finale.

Un aspetto centrale del mio lavoro è l’esplorazione di superfici non convenzionali, in particolare materiali che altrimenti verrebbero scartati. In diverse serie realizzo collage e opere miste che riflettono sulla nostra società usa e getta, invitando gli spettatori a riconsiderare il valore di ciò che spesso trascuriamo. Attraverso queste opere affronto questioni sociali e ambientali contemporanee, esplorando la complessa relazione tra esseri umani e natura.

Combinando tecnica, materiale e concetto, creo opere che risuonano sia visivamente sia intellettualmente. Il mio obiettivo non è soltanto rappresentare figure, ma anche stimolare riflessioni sui sistemi in cui viviamo, sugli oggetti che consumiamo e sulle connessioni che condividiamo con il mondo naturale. Con questo approccio spero di evidenziare sia la bellezza sia la fragilità della vita, invitando a una consapevolezza più profonda del nostro impatto sull’ambiente che ci circonda.

Abstract art of an open door and a skull, on a light-colored wall.
Young Black man in black sweater poses against plain white background.

Malena Hirsch

Malena Hirsch

Quando è arrivato il Covid, ho scelto di fare servizio volontario presso la scuola tedesca di Valencia. Quell’anno mi ha dato il primo assaggio della vera libertà… Ho incontrato persone straordinarie e scoperto la gioia di tracciare il mio cammino.

Successivamente ho esplorato la Spagna in autobus, ho percorso il Camino del Norte fino a Santiago de Compostela, ho goduto della solitudine in Portogallo, ho lavorato con le tartarughe marine sulle scintillanti spiagge del Pacifico in Costa Rica e sono diventata istruttrice di sci in Austria. Curiosità e arte mi hanno guidata, ma la vita ha preso una piega inaspettata. Oggi vivo a Friburgo e studio psicologia a Basilea. Lavorare con bambini traumatizzati, minori disabili e fare volontariato in cure palliative ha rivelato la mia vera passione e il mio scopo.

Ho capito che questo percorso richiede riflessione e apprendimento costanti per poter davvero ispirare gli altri. Per me, l’arte significa dare e ricevere, crescere e fallire, un modo per comprendere me stessa e il mondo. Anche se per un periodo mi sono allontanata da essa, partecipare a questa mostra ha riacceso la mia creatività. Ora sperimento stili e tecniche diverse, dimostrando che l’arte dovrebbe essere libera, personale ed espressiva. Si tratta di condividere ciò che ami o temi, chi sei o chi desideri diventare, la bellezza e il terrore della vita, o semplicemente la gioia di creare.

Woman in bathtub reading a Bible
Smiling woman with short hair poses for a black and white portrait photo.

Anna Bothe

Lavoro principalmente con materiali trovati e scartati, trasformando oggetti raccolti in assemblaggi. La mia pratica artistica si concentra su cosa significhi essere donna o essere percepita come femminile nella nostra società, affrontando esperienze come le violenze sessuali. Il mio obiettivo non è retraumatizzare, ma creare un’arte che faccia sentire le persone viste, comprese e validate. Allo stesso tempo, voglio sfidare chi si sente a proprio agio con lo status quo, confrontandoli con quegli aspetti della società che molti preferirebbero ignorare.

Creo arte in molte forme da quanto riesco a ricordare. Da bambina, ero frustrata dal fatto di essere vista come meno capace o meno forte dei ragazzi della mia età, e credo che quell’esperienza abbia plasmato il nucleo del mio lavoro. La mia arte riflette resilienza, forza e il rifiuto di essere messa a tacere.

La collaborazione è una forza potente, e sono entusiasta di far parte di questo progetto. Lavorare insieme ad altri permette dialogo, energia condivisa e ampliamento delle idee, rendendo il processo creativo ancora più significativo. Attraverso la mia arte, spero di stimolare riflessione, evocare empatia e ispirare una consapevolezza più profonda delle esperienze vissute dalle donne nel nostro mondo. Si tratta di visibilità, confronto e connessione, il tutto racchiuso in strati di materiali trovati, memoria e significato.

Jewelry display with various necklaces, hair, earrings, and other accessories on display.
Anna
Headshot of a blonde woman with long hair and a black top.

Dario Erny

Dario

Creo principalmente schizzi urbani. Trovo un edificio interessante e mi siedo davanti a esso per due-sei ore, catturandone i dettagli con matita, fineliner e acquerelli. Mi piace chiacchierare con i passanti curiosi mentre lavoro, condividendo un momento di connessione nel mezzo dell’osservazione.

Quando non sto disegnando, scrivo racconti brevi ispirati ai miei dintorni e alle mie esperienze, e sperimento anche la ricreazione digitale di immagini per produrre composizioni surreali. Per questa mostra, sto considerando di creare un profilo in altezza utilizzando le sigarette che raccolgo per strada. Può sembrare insolito o addirittura un po’ disgustoso, ma questo è il punto: stimolare riflessione e comunicare un messaggio sulla società in modo tangibile e incisivo.

Sono sempre entusiasta di esplorare nuove idee e approcci, trovando modi per rendere concetti visibili e significativi. Partecipare a questa mostra mi dà l’opportunità di scambiare idee con altre menti creative, e non vedo l’ora di collaborare, imparare e contribuire a un’esplorazione condivisa dell’arte, dell’osservazione e del commento sociale.

Model of a unique home with hexagonal roofs, and a stunning ocean view.
Young man in a black sweater poses in front of a white background.

Mattia Romagnoli + Ulysses Martines

Mattia & Ulysse

Sono Mattia Romagnoli, nato nel 2003 a Cantù, in Italia, e cresciuto in Brianza. Ho scoperto presto la mia passione per la narrazione, frequentando un corso di recitazione di sei anni e successivamente studiando Audiovisivo e Multimedia presso il Liceo Artistico Amedeo Modigliani.

Ho scritto, diretto e lavorato come direttore della fotografia in diversi cortometraggi, tra cui trantràn, Scalpita e Leucotea. Il mio lavoro su Buona da morire ha vinto il premio come Miglior Film e Miglior Sceneggiatura agli 48HFP Italy e il Premio del Pubblico al Filmapalooza, con proiezione al Cannes Short Film Corner. Ho inoltre lavorato come casting assistant, montatore e assistente alla regia in lungometraggi e cortometraggi, tra cui Succederà questa notte di Nanni Moretti, esplorando costantemente la narrazione attraverso cinema e media.

Young man with dark hair and a beard, looking directly at the camera.
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Mi chiamo Ulysses Martines, sono nato il 1° maggio 2004 a San Paolo, in Brasile, e mi sono trasferito in Italia all’età di tre anni. Ho conseguito il diploma nel 2023 presso il Liceo Artistico A. Modigliani di Giussano e attualmente frequento il secondo anno del corso di Filmmaking: Video per i Media presso il Cfp Bauer di Milano.

Ho lavorato come cameraman per programmi televisivi e come direttore della fotografia per un cortometraggio del secondo anno al Bauer, oltre a un cortometraggio per il 48H Film Festival organizzato da Kino Kabaret Milano. Ho inoltre maturato esperienza come gaffer e primo assistente alla camera in cortometraggi indipendenti. Attraverso questi ruoli esploro lo storytelling visivo, l’illuminazione e il lavoro con la macchina da presa, perfezionando costantemente la mia tecnica e collaborando per dare vita alle storie.

Young man in a hoodie smiles, whiteboard behind him with writing
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Iva Nussbaumer

Iva Nussbaumer

Mi interesso di arte fin da quando ero bambina. Colori, forme e modi di esprimermi mi hanno sempre affascinata. Sono una vera creativa, e questo si riflette sia nel mio lavoro sia nella mia vita quotidiana. Crescere in una famiglia di artisti ha plasmato la mia ispirazione e guidato il mio percorso artistico.

Per questa mostra, mi concentro sulla libertà, sul desiderio di pace e su come queste idee si riflettano nella società, utilizzando acquerelli e tecniche miste. Paesaggi con orizzonti aperti, nebbie leggere e luce intensa offrono un senso di respiro e di possibilità infinite. Porte aperte e campi ampi simboleggiano la libertà, mentre le composizioni di nature morte offrono uno sguardo più critico sull’abbondanza e sulla perdita. Frutti appassiti e contenitori rotti riflettono l’impermanenza, la fugacità della vita e il disequilibrio della società.

Lavorare con gli acquerelli mi permette di esplorare luce, ombra e trasparenza in modo delicato. Mi piace giocare con contrasti, immobilità e movimento, superfici e spazi vuoti, per creare ritmo e profondità. Il mio obiettivo è usare colore e forma per porre domande, darmi spazio per riflettere e invitare gli spettatori a fermarsi, considerare e sentire gli spazi tra libertà, fragilità e società.

Watercolor still life painting of a wine bottle, glass, water jug and flowers.
Smiling woman with light hair, wearing a gray shirt, posing for a photo.

Vanessa Vonlanthen

Vanessa

Per me, la fotografia è molto più che creare immagini belle: è il mio modo di parlare. Quando le parole mi mancano, e spesso succede, trovo una voce attraverso le immagini. Vedo, sento e racconto storie con la mia macchina fotografica.

Mi chiamo Vanessa, ho 23 anni, sono fotografa, ma più di tutto sono qualcuno che sente attraverso le immagini. Fin da giovane ho notato che vivevo esperienze che non riuscivo a mettere in parole, cose che vedevo, sentivo o attraversavo. Poi ho trovato la macchina fotografica, e improvvisamente avevo un modo per esprimere tutto, in silenzio e senza rumore.

Cosa fotografo? Persone, emozioni, storie. Amo catturare momenti autentici, ma mi piace anche creare immagini che sembrino oniriche. Sono attratta da temi come la maternità, la solitudine, la forza e le esperienze di guarigione che fanno parte del mio percorso. Ogni immagine che creo porta con sé un pezzo di me, eppure spero che chiunque la guardi possa trovare al suo interno la propria storia.

Non cerco la perfezione. Cerco la verità. Cerco qualcosa di reale, qualcosa che rimanga. La fotografia è la mia casa, la mia voce, il mio cuore. Attraverso essa voglio dire: non sei sola.

Two women holding hands in silhouette against a white background.
Smiling young woman with dark curly hair and a denim jacket, close-up photo.

Noah Nussbaum-Bonsu 
NNB Drift

Noah

Ciao, mi chiamo Noah e sono un rapper che vive attualmente a Berlino. La musica per me non è solo un hobby, è una delle sensazioni più intense che abbia mai provato. Quando faccio musica, sento un’energia che non mi basta mai, una carica costante che mi spinge a inseguire il prossimo beat, il prossimo verso, il prossimo momento di espressione.

Rappo di ciò che per me conta davvero: esperienze, emozioni e storie che definiscono chi sono. L’hip-hop non è solo un genere… è una cultura che amo profondamente e a cui mi sento legato, un mondo che mi ha insegnato ritmo, giochi di parole e il potere del racconto. Allo stesso tempo, traggo ispirazione dal jazz, che porta un ulteriore livello di ritmo, improvvisazione ed emozione nella mia musica.

Porto con me orgoglio per le mie radici e mi piace intrecciarle nella mia arte, trovando modi per connettere il mio passato al mio suono. Oltre alla musica, mi ispirano la creatività e l’energia degli anime degli anni ’90, e amo combinare tutte queste influenze… hip-hop, jazz, cultura, radici e anime… in qualcosa che sento profondamente mio.

Per me creare musica significa connessione, espressione ed esplorazione. Significa fondere le cose che amo, raccontare la mia storia e invitare gli altri a sentirla. Ogni beat, ogni verso, ogni performance è un pezzo di chi sono, e sono entusiasta di continuare a superare i confini, sperimentare e condividere il mio mondo attraverso la mia arte.

Open notebook with handwritten notes;
Young man in a black hoodie and jeans, smiling at the camera.

Heny + Dance Crew

Heny & Dancecrew

Mi chiamo Heny, ho 25 anni e vivo con una condizione cronica che mi ha plasmato, ma non mi definisce. Sono appassionata di sensibilizzazione e diffusione di speranza, in particolare riguardo l’anemia falciforme. La danza è la mia più grande passione… è il mio modo di esprimere forza, libertà e gioia. Attraverso il mio lavoro, voglio dimostrare che anche di fronte alle sfide è possibile creare qualcosa di significativo e potente.

Danza per Black Box Basel, dando vita a storie attraverso il movimento. Le mie performance non sono semplicemente coreografie… sono espressioni vive e pulsanti, dove ogni gesto trasmette emozione, il ritmo diventa narrazione e il corpo è al contempo narratore e tela. Invito il pubblico a un dialogo senza parole, in cui forza, vulnerabilità e resilienza diventano visibili e tangibili.

Attraverso questa collaborazione posso spingere i confini, sperimentare e connettermi intimamente con gli spettatori, trasformando il palco in uno spazio di riflessione e energia condivise. Ogni movimento che compio è una dichiarazione: nonostante gli ostacoli, lo spirito umano può brillare, muoversi e ispirare.

Young man wearing Fred Perry shirt, looking at the camera in studio lighting.
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Hannah Hirte

Hannah

Ciao, mi chiamo Hannah, ho 21 anni e sono appassionata di tutto ciò che riguarda la creatività, in particolare moda, cinema e teatro. Ho trascorso diversi anni recitando, un’esperienza che mi ha donato un modo giocoso ed espressivo di esplorare le emozioni. Ho sempre amato sperimentare con i look e travestirmi, un interesse che mi ha naturalmente avvicinato alla moda.

Ultimamente mi sto concentrando maggiormente sul design di moda, utilizzandolo come linguaggio per evocare emozioni e trasmettere messaggi. Il mio obiettivo è suscitare quella sensazione di possibilità, invitando le persone in uno spazio in cui la creatività non è solo una pratica artistica, ma un modo di vivere la libertà.

Per me, la moda non riguarda solo i vestiti… è un mezzo per esprimere identità e creatività attraverso la vita e la morte.

Woman with dark makeup, red hair, and black top, looking at the camera.

Charlotte & Iva

Charlotte & Iva

Charlotte:
Per me, l’arte non ha confini… dimensioni, materiali o medium sono tutti parte dell’esplorazione. Il mio obiettivo è creare opere che catturino l’atmosfera delle emozioni, usando colore, prospettiva e astrazione per esprimere ciò che vive dentro di me. Spesso combino acrilico e pastello oppure olio e gesso, lasciando che texture e contrasti plasmino l’umore dell’opera. La fotografia è un’ulteriore estensione della mia pratica, permettendomi di esplorare femminilità, critica sociale e identità, usando spesso me stessa come motivo. Amo infrangere le convenzioni, sperimentare con la prospettiva e lasciare che ogni opera si evolva organicamente. La street art mi ha insegnato a unire spontaneità e intenzione, creando opere che si connettono con il pubblico su più livelli.

Iva:
La mia pratica artistica è guidata dall’intuizione, dall’emozione e da una costante ricerca di significato in ciò che viene trascurato. Lavoro tra pittura, musica, scrittura e artigianato, fondendo spontaneità e riflessione consapevole. Sono attratta dall’imperfezione e dalla bellezza nascosta nella vita quotidiana, esplorando come materiali, texture e colori possano evocare emozioni. Oggetti trovati e materiali riciclati mi permettono di collegare memoria personale ed esperienza collettiva. Il mio lavoro riguarda la creazione di connessioni… tra emozioni, spazi e spettatori, e l’abbracciare il contrasto tra grande e piccolo, ordinario e straordinario, trasformando ciò che viene trascurato in qualcosa di straordinario.

Smiling woman in black dress poses near white wall, looking happy
Young woman with pigtails smiles, wearing a turtleneck top and necklace.
Abstract red painting of a figure with yellow spiral and details.
Painting of person sitting on red stairs with white pillars in background.

Revan Karaca

Revan Karaca

Sono un’artista emergente impegnata in ambito politico, guidata dalla necessità di affrontare e interrogare i sistemi di potere che plasmano le nostre vite. Il mio lavoro stimola il dialogo su politica, governance e sulle responsabilità spesso taciute insite nelle strutture sociali. Esamino come autorità, disuguaglianze e politiche influenzino individui e comunità, rivelando i modi sottili e evidenti in cui il potere opera.

Attraverso la mia arte, miro a scoprire ciò che è nascosto, sfidare lo status quo e spingere il pubblico a riflettere sulla propria complicità all’interno di questi sistemi. Esploro le intersezioni tra esperienza personale e responsabilità collettiva, mettendo in luce la tensione tra libertà e controllo, voce e silenzio. La mia pratica si fonda sulla convinzione che l’arte sia un atto politico: può rivelare, interrogare e destabilizzare il potere, promuovendo al contempo empatia e consapevolezza.

Creo spazi in cui gli spettatori diventano partecipanti, dove le realtà politiche e sociali non sono astratte, ma tangibili, percepibili e confrontabili. Unendo espressione visiva, ricerca e narrazione, cerco di rendere visibile l’invisibile, dando voce a storie spesso trascurate o sopresse. In definitiva, il mio lavoro mira a provocare riflessione, stimolare un impegno critico e amplificare le voci di chi è marginalizzato dalle strutture di potere, usando l’arte come lente per comprendere, interrogare e reimmaginare il mondo politico che ci circonda.

Man in spacesuit plays handheld game while seated in gilded chair.
Woman with dark hair posing in front of a white background (monochrome)

Joana Marquina

Joana Marquina

 

Ciao, sono Jo. Sono una fotografa che osserva le strutture, i ritmi e il modo in cui il mondo si dispone senza chiedere permesso. L’architettura e le scene urbane sono il mio campo di ricerca, soprattutto dove i sistemi umani si scontrano con la natura. Viaggio molto e mi muovo tra le città come un’archivista. Colleziono frammenti, non spiegazioni. La mia macchina fotografica mi aiuta a guardare, non a controllare la realtà, ma ad ascoltarla.

Il mio lavoro attuale, Postcards, è una serie di fotocollage realizzati con immagini di città e paesaggi che ho visitato. Sovrapponendo immagini che non potrebbero mai esistere insieme in uno stesso spazio fisico, esploro cosa accade quando i contesti si intrecciano e nascono nuovi significati. Non cerco di costruire un’unica immagine coerente della città; voglio mostrare come ogni luogo sia già fratturato, strutturato e contraddittorio. La bellezza risiede proprio in questi spazi vuoti.

Per me la fotografia non riguarda lo scatto perfetto, ma l’atto di osservare. Quando forme, superfici e colori risuonano, qualcosa dentro si allinea. Seguo queste armonie. Lascio spazio agli accidenti. Do valore alla tensione, al contrasto, all’asimmetria tra ciò che vedo e ciò che sento.

Alla fine, non imposto una narrazione. Lascio che le immagini parlino nel loro linguaggio. Il mio lavoro è una conversazione silenziosa con il mondo, dove nulla deve combaciare perfettamente per avere un senso.

Four diverse landscapes including mountains, buildings, and a beach, with varying perspectives.
Young woman with dark wavy hair and a pendant stares directly at camera.
Naomi Kallenberg

Naomi Kallenberg

Non credo nel dedicarsi a un unico percorso. La mia curiosità mi spinge a esplorare le diverse sfaccettature di me stessa, ed è proprio questo che mi fa sentire viva. Come artista multidisciplinare cerco di rendere visibili i mondi interiori. La mia pratica riguarda più porre domande che dare risposte: cosa significa essere umani? Come si trasforma l’identità? Esploro gli spazi tra percezione e realtà, le zone liminali dove intuizione, logica dei sogni e universi interiori si incontrano.

Come studentessa di psicologia, sono affascinata dai sogni lucidi, che per me aprono finestre verso stati di coscienza alterati. La mia arte non segue regole e non cerca la bellezza, ma la presenza. Vive nelle contraddizioni, connette passato, presente e futuro, e trova il suo pieno significato quando viene condivisa con un pubblico. In definitiva, tutto è connesso: arte, movimento, studio, lavoro, dubbi, errori e incontri conducono tutti a me stessa.

Infine, la mia filosofia è creare, condividere, connettere le persone e vivere la vita nei suoi contrasti, non in modo perfetto, ma con curiosità, intensità e presenza. E quando segui ciò che ami, vedrai… ti sentirai più leggera e libera, è come danzare di notte su un basso potente, e ad ogni passo l’energia che emerge da te rende il tuo cuore meno pesante.

Beyonce holding a mask in front of five figures, with a classical drawing
Young woman in bikini top and white pants poses in front of wall
Julie

Julie a.k.a Lillith's Child

Sono un’artista, musicista, cantante e performer. Posso dire che il groove scrive la mia musica, il blues mi ha formato, e amo il jazz.

Sono una persona molto visiva: do grande importanza all’estetica, ai personaggi, ai costumi, al mix di dimensioni e idee… Alcuni lo chiamano drag. Io mi perdo in questo mondo e, naturalmente, tutto influenza il mio lavoro.

Scrivo seguendo il modo in cui il mio cervello elabora le informazioni: è caotico. Tutto è collegato. Sono una giovane donna queer, quindi, ovviamente, tutto è politico: niente è privo di un punto esclamativo. La mia musica segue quella specifica punteggiatura, con intenzione.

Forse un po’ punk, forse solo una ragazza, ma sempre… una DEEVUH.

A woman with freckles and makeup, in a black sweater, looking at the camera
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Iuliana Burdila 

Sono un artista autodidatta della Repubblica di Moldova, e lavoro sia con l’arte tradizionale sia con quella digitale. Ho iniziato il mio percorso artistico a quattordici anni, ispirato da artisti digitali internazionali, e ho cominciato a esplorare la mia visione personale con gli strumenti a mia disposizione: l’acquerello. È stato un processo lento di sperimentazione, di scoperta dei suoi limiti e del suo fascino unico.

Col tempo mi sono sentito attratto dai ritratti. Un soggetto ricorrente nelle mie opere è il volto femminile stoico, spesso accompagnato da elementi immersivi e astratti che riflettono l’esperienza di una donna nel mondo contemporaneo. I miei dipinti trasmettono ansia, pressione e desiderio, pur mantenendo tavolozze ricche e vibranti. Una delle mie filosofie personali è di non avere mai paura del colore e di esplorare nuovi modi per raccontare storie ambigue nascoste in esso.

Mi piace fondere diverse tecniche, acquerello, gouache, acrilici, matite colorate, per creare texture e intensità varie. L’arte digitale è un ambito più recente per me, a cui dedico la maggior parte del mio tempo, utilizzando Procreate per lo studio di personaggi e scenari. Spero un giorno di poter combinare media digitali e tradizionali per creare opere in mixed media.

Parallelamente all’arte, studio design industriale, che mi sfida a concepire l’arte in modi nuovi, spesso attraverso progetti di arredamento e decorazione. Il mio obiettivo è bilanciare arte e design in futuro, traendo sempre ispirazione da tre aspetti essenziali della vita: la natura, lo spettro delle emozioni umane e l’animazione.

Vibrant painting of woman with red hair and red lipstick, looking thoughtful.
Young woman with pigtails, wearing a black turtleneck and earrings, looking at the camera
Iuliana Burdila
Myrien Barth

Myrien Barth

Woman with dark hair and a patterned jacket is looking away at something.

È cresciuta e ha imparato a camminare a Nussbaumen, vicino a Baden. Ha seguito con continuità il percorso scolastico nel Cantone Argovia, ha compiuto evoluzioni creative ad Aarau e ha approfondito le immagini in movimento a Lucerna. Ha fondato la propria società a responsabilità limitata, occupandosi di se stessa a tempo pieno. Myrien collabora con Bonny Orbit nella realizzazione di film su commissione per l’arte e la cultura e si definisce videoartista e filmmaker. Basandosi su temi spesso familiari, nei suoi film adotta uno stile narrativo giocoso, diaristico ed essayistico. Nelle sue opere video sperimentali esplora l’estetica dei suoi strumenti cinematografici, si interessa alle aree intermedie dei pixel digitali e indaga le possibilità spaziali dei video. Myrien Barth vive a Basilea e lavora ovunque.

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